Cari lettori, bentrovati! Abbiamo precedentemente parlato delle scarpette da punte ed oggi rispondo ad un quesito che spesso viene rivolto alla Maestra ovvero “Quale scarpetta mi metto?”. Una domanda difficile a cui tutte le maestre di danza si trovano a rispondere, una domanda che spesso mette in difficoltà, questo perché la scelta della scarpetta da punta è una grossa responsabilità per l’insegnante che deve consigliare la scarpa giusta per il piede di ogni allieva. Infatti la prima volta che l’allieva mette le “punte”, la scelta del tipo di scarpa ricade sull'insegnante, poiché ancora la ragazza non sarà nelle condizioni di farlo da sola. Successivamente sarà l’allieva stessa, grazie ai consigli della Maestra che avrà compreso meglio in relazione anche all’utilizzo durante il lavoro sulle punte , quale tipo di scarpetta che più si adatterà al suo piede. Detto ciò affermo che la risposta alla domanda “QUALE scarpetta mi metto?” in realtà è abbastanza articolata e complessa, in quanto presuppone la conoscenza di alcune basi anatomiche, altre di tecnica, altre di esperienza e di “sensazione” che l’allieva stessa dovrebbe sperimentale provando le diverse scarpe da punta in commercio. A grandi linee, si contano oltre 25 marche di scarpette da punta, apparentemente simili tra loro come forma, ma differenti nella sostanza. Cambia infatti la durezza della soletta, il suo taglio, l’altezza della mascherina, la forma del puntale. Queste sono le caratteristiche più importanti delle scarpette. Spesso inoltre si sente dire che un determinato modello sono consigliate per chi ha “un piede in via di sviluppo e per chi ha una buona caviglia”, ma che dipende anche “dalla forza del piede”. Dunque, innanzitutto bisogna ricordare che tutti hanno un piede con una morfologia propria. Questo indica che le dita dovranno “adattarsi” in modo differente al puntale. Altra caratteristica da valutare è il sostegno della caviglia e del piede ed anche la “dote anatomica” del “collo piede”. Esistono piedi che sono più dotati (più cavi, magari più “forti”), altri invece meno. Tutti e due potranno studiare la punta, ognuno con risultati differenti e tuttavia con possibilità di sviluppare lesioni. Dire che un piede deve essere forte, non vuol solo dire che esso sia adatto alla punta. Il piede deve essere armonico, la muscolatura flessoria ed estensoria deve essere ben bilanciata, le dita devono essere correttamente tese nel salvapunta e nel puntale. Il “collo del piede” si forma per il continuo e costante lavoro muscolare e articolare, non perché una scarpetta ha una soletta morbida o una mascherina alta o bassa. Una punta inadatta concentrerà gli stress meccanici in aree ristrette del piede, generando tendinopatie e sovraccarichi articolari. La scarpetta, per come è stata congeniata dal suo introduttore storico, è un “mezzo” e non uno “strumento di tecnica”. Un piede pronto per la punta, sia da un punto di vista di “predisposizione anatomica”, che da un punto di vista tecnico, potrà migliorare con la scarpetta l’estetica del piede sviluppando doti anatomiche e tecniche già presenti, ma se un piede non ha “sostegno della caviglia”, difficilmente diventerà un piede ben “sostenuto” o il suo “collo del piede” molto sviluppato. Un ultimo fattore da considerare è legato all’usura della scarpetta. Essa dovrebbe essere simmetrica, e il puntale dovrebbe essere simmetricamente consumato. La scarpetta dovrebbe presentare usura legata all’uso e non ad errori tecnici, il puntale non dovrebbe essere rotto e permettere di posizionare la scarpetta in equilibrio senza denotare deformità della soletta e del contorno della calzatura. Vi ricordo l'indirizzo al quale potete scrivermi, e mandate la vostra mail [email protected] ! Arrivederci!!!!
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